Moda e tendenze
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venerdì, 17 maggio 2019

ALBERTO ZUCCHETTA: ARTE ORAFA E SCULTURA

di Maria Vittoria Alfonsi

Da tempo non incontravo Alberto Zucchetta, pur seguendone -attraverso stampa e TV- notizie e successi.
Poi, a sorpresa, l’ho incontrato ad una importante mostra d’arte, e di seguito -a breve distanza- ad importanti eventi. Ricordando sempre più quanto è stato, ed è, “personaggio eccellente”.

Ricordando, appunto…

Erano gli anni ’60. Allo squillo del campanello andai ad aprire la porta d’ingresso. E mi trovai davanti due occhi  straordinariamente azzurri, mentre una voce dalla dolce cadenza veneziana diceva: “Mi manda il Chino;* permette che le mostri ciò che faccio?”.
In quel momento, non potevo immaginare che il giovane dall’aria timida e così “per bene”, mandatomi da Chino Bert, fosse già un artista di vaglia , noto ad un pubblico internazionale e  pluripremiato.
Dopo pochi minuti, non senza stupore (che indubbiamente fu evidente!) mi trovai ad ammirare una preziosissima “distesa”: i bagliori, e gli effetti di luce, ispirati dalle tonalità d’oro, di sole e di mare del Canal Grande e della Laguna, della primavera e dell’autunno veneziano si sprigionavano da gioielli-scultura nei quali la luminosità era ottenuta dalla lavorazione particolare del metallo unita spesso a perle, a pietre.
“…sì – disse ancora il ragazzo, con autentica modestia- vengo da Milano…sì, anche questi pezzi hanno abbastanza successo …ho vinto alla Biennale…”.
Coprendomi il capo di cenere per questa mia lacuna, seppi poi che l’orafo-scultore era anche discendente di dogi da parte di madre: qua e là, nei suoi discorsi, riaffioravano talvolta i nomi dei Balbi, dei Grimani; che amava l’ archeologia: suo, era un importante studio dedicato all’arte primitiva, sui graffiti della Val Camonica, e ad Agrigento -nelle grotte comunicanti con l’antro di Dedalo, sul monte Cronio – “…ho contribuito nel portare alla luce molte meraviglie etrusche e romane …è stata per me un’esperienza determinante, illuminante per certe ispirazioni; in Sicilia conto di tornare,,,”; ed a lui si deve una collezione di gioielli unica al mondo, ottenuta incastonando pietre fossili che contano ben oltre 40 milioni di anni, ritrovate nell’atollo corallino di Bolca (nel Veneto).  Alberto Zucchetta…noto anche per la gastronomia: tanto che proprio per questa lo vidi in TV  (quando la gastronomia non era inflazionata…): quella gastronomia che lo portò ad essere uno dei fondatori dell’Accademia dell’antica cucina veneta; ad ottenere anche titoli cavallereschi  e riconoscimenti molteplici dalle varie associazioni e confraternite gastronomiche (non per niente, fra i suoi amici si sono contati Veronelli, Carnacina e Soldati, tutti i “bigs” eno-gastromici , come il grande giornalista-scrittore Orio Vergani, e Giorgio Gioco, chef  e scrittore,  del celebre “12 Apostoli”).
Inoltre, Alberto Zucchetta era già un viaggiatore accanito: conosceva tutto l’Estremo Oriente, Cina compresa,; e l’America, che ricordava soprattutto per il Gran Canyon -forse  perchè considerato “il paradiso dei geologi”- e per le foreste, dove gli era stato possibile vedere gioielli primitivi.
Ma del professor Alberto Zucchetta, nato a Venezia, penultimo di ben sette fratelli, sposato con una bellissima giovane donna bruna dall’ovale perfetto, ebbi poi modo di conoscere molteplici tappe della  più che brillante carriera: e seguirlo, quando anni dopo si trasferì a Verona dove -come disse, azzeccando perfettamente il personaggio, il collega Arnaldo Bellini- “la sua bottega ha un sapore antico, il piacere del lavoro particolare, intimo, esclusivo. Un atto d’amore. Un mezzo per esprimersi, per conoscersi e confidarsi.
Piccole stanze, arredate  con sensibile attenzione. Cornici, specchi, tappezzerie, rimandano echi settecenteschi. Avesse rinunciato a sé stesso, oggi Zucchetta sarebbe incensato in una qualche metropoli: ha invece preferito la nobile tranquillità di Verona. I delicati colori di stagioni, ora esaltanti ora  malinconiche di nebbia, in cui rispecchiarsi e trovare ispirazioni autentiche…”.
Ed in parte proprio qui -dove venivano (e vengono) a cercarlo dive e divine da ogni parte d’Italia e anche dall’estero –  mentre crea le sue sculture d’oro e d’argento ascoltando musiche del ‘700 (veneziano: chi ne poteva dubitare?) ma anche il jazz più valido,  ho  cercato di rivangare il suo iter.
“Sai già tutto -mi de- quando sono nato, quando mi sono sposato, quando è nato mio figlio Cristian; e poi lavoro-hobby-passioni-premi; tutto. Ad ogni modo, ricordiamoli un po’, se proprio vuoi.
Dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte di Venezia ed essermi diplomato Maestro d’Arte di Oreficeria, frequentai il Magistero presso il medesimo istituto, e consegui l’abilitazione all’insegnamento artistico. Insegnai  per due anni, ma lo studio di forme nuove, applicate ai metalli preziosi era un richiamo troppo forte. Così, con Rallo e De Cal formai un gruppo artistico che -spero- diede un nuovo impulso all’orificeria veneziana.

 

Intanto, partecipai ad alcune collettive alla Bevilacqua La Masa di Venezia; ma anche ad Helsinky, Stoccolma, Madrid, Barcellona, Spoleto, Firenze e così via; cominciai ad esporre le mie prime “personali”: a S, Marco, e poi a Milano, Roma, Verona, ed ancora alla Bevilacqua La Masa.
Sì, sì…erano arrivati anche premi: quello della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. E poi?…Mah! … altri… “.
Gli venni in aiuto: alle collettive di Venezia per l’esecuzione tecnica, e due anni dopo per l’arte decorativa; e poi il premio speciale  per l’oreficeria d’arte con una collezione in oro di gioielli pop-art unica al mondo: un esemplare è esposto permanentemente al Museo delle Arti Applicate a palazzo Zucherman di Padova; dell’Istituto Veneto per il lavoro; la medaglia d’oro del concorso internazionale Gori e Zucchi ad Arezzo; la “Rosa d’Oro” del Garda. Un gioiello creato con i fossili di Bolca (argomento  che meriterebbe un capitolo a sè)  indossato da Jacqueline Kennedy,  e quello richiesto da Re Gustavo di Svezia, appassionato dell’argomento. Inoltre, vi furono e vi  sono segnalazioni a non finire.
“Ah, già, sì -confermò; ma che vuoi, star lì a ricordare tutto…”. (Ed ecco che l’artista si rivela in pieno!).
Torniamo, invece, ai miei spostamenti: da Venezia passai a Milano; quindi, arrivai a Verona.  Dove, come ha detto Arnaldo, trovai una città ancora a misura d’uomo, dalla quale riesco a trarre autentiche ispirazioni per il lavoro. Ed i miei gioielli, come sai, rappresentano non soltanto la fusione dell’oro, o dell’argento, ma anche le mie sensazioni, l’espressione dei miei stati d’animo.”
Nei decenni, il successo e la fama di Alberto Zucchetto aumentarono senza soste, anche per la sua attività di scultore (ricordiamo che, fra l’altro, collaborò con artisti quali Salvador Dalì, Miguel Berrocal, Marcello Mascheroni e molti altri) :  con la realizzazione di opere in metalli preziosi, come il premio internazionale della lirica “Giovanni Zenatello”, assegnato ogni anno in Arena, a Verona ,così come  per il premio per la prosa “Renato Simoni” al Teatro Romano. Ma ecco pure la creazione del premio  -ispirato alla Nike di Samotracia- per tutte le edizioni dell’International Opera Awards (gli Oscar della lirica) in Italia ed all’estero : che negli ultimi tempi l’hanno portato in Qatar, all’Arena di Doha; ed  in Cina, ad Hainan.
Alberto Zucchetta , appassionato studioso pure  di simbologia medioevale, ha pubblicato nel 2000- a cura dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona- lo studio “Il segreto dell’O di Giotto”, con cui svela l’aspetto matematico ed esoterico di una famosa opera del grande Maestro toscano.
Indubbiamente, per descrivere, raccontare l’orafo-scultore Zucchetta occorrerebbe un ulteriore volume, oltre a quelli a lui già dedicati. Ma veniamo ai giorni nostri: dall’anno scorso -con la realizzazione dell’anello abbaziale della Basilica di San Zeno Maggiore, che mancava  da 179 anni; inoltre,  con la riproduzione di una formella bronzea del portale , impiegando una tecnologia avanzata a luce scannarizzata3D- ad oggi con la scultura in bronzo “Silvia la ninfa del Fiume”, protagonista della leggenda  del Nodo d’Amore ideata e scritta nel 1973 da Zucchetta stesso; il monumento in bronzo, dedicato alla scorta degli agenti deceduti nella strage di Capaci , realizzato per la Scuola Allievi  agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda, collocato nel luogo della Memoria (ideato dall’architetto Pia Joanne Hancock) all’ingresso della Scuola. Alberto Zucchetta che, in questi giorni, oltre ai suoi celebri gioielli, sta creando la scultura monumentale in bronzo dedicata al famoso pittore veronese Angelo Dall’Oca Bianca: prima scultura “di strada”, ovvero posata direttamente a terra con Dall’Oca nel gesto dinamico di ritoccare il suo dipinto (azione denominata in gergo pittorico “affondi di pennello”):statua che verrà  posta nel centro storico di Verona, dove il pittore dipingeva i suoi quadri.
Ed ecco una parte della nostra ultima, recente conversazione:
-Stai ultimando la statua di Dall’Oca, stai creando nuovi gioielli: ma i tuoi viaggi?
“Non li abbandono! L’ultimo, è stato  in Tanzania: oltre che per il paesaggio straodinario per l’origine culturale, il contatto con gente che mantiene le proprie tradizioni culturali”.
-Progetti?
“Tanti! Una mostra negli Stati Uniti ; un nuovo libro su come Dante ha strutturato la sua commedia: studi sulla simbologia medioevale col suo impatto sui gioielli scaligeri. Per portare avanti questi studi innovativi sulla cultura medioevale bisogna calarsi in quelle epoche .Ed ho ricostruito  la grande stella scaligera, con oltre 400 pietre (splendida! n.d.a.),  che si ritiene appartenuta a Cangrande della Scala”: ora è conservata nel Museo di Castelvecchio”.
-Questa è soltanto una parte di ciò che fai, riassunto in breve. Ma con te, ora, c’è tuo figlio Cristian,
“Sì, ne sono felice e orgoglioso : Cristian onora alla grande il nome che porta. E’ venuto a lavorare con me per sua libera scelta. Fin da bambino ha dimostrato di interessarsi all’arte orafa. Quando lo portavo con me, piccolissimo (sui quattro-cinque anni) amava giocare con le cere: un giorno creò due composizioni strane che poi- realizzate con la  fusione- misi in una vetrinetta all’ingresso dello studio: una signora le vide, e mi chiese di acquistarle: ma non erano in vendita! Inoltre, è allenatore di una squadra di pallavolo…nella sua vita non manca lo sport!”.

Un figlio che segue le orme del padre, per passione, e con successo. Anche questo, per Alberto Zucchetta, può rappresentare un premio. Il più importante.

NOTA:  *Chino Bert- Stilista e illustratore, nato a Pavia, creò  collezioni, per Jole Veneziani, Pierre Cardin, per le sete Taroni e per i lanifici Nattier e Agnona ma soprattutto, splendide, per Mila Schon., così come splendidi furono i costumi creati per Dario Fò e Franca Rame  in “Canzonissima”. 
Io conobbi “il Chino” nei lontani anni ’50, quando lavorammo entrambi per una rivista diretta da Silvana Bernasconi.  Assieme a noi vi erano Walter Albini, Alberto Lattuada, Francesco Ridolfi..
Nel 1973 lo incontrai per l’ultima volta a Venezia, a palazzo Grassi, per la manifestazione organizzata dal  Centro Moda e Costume. Dopo pochi giorni Chino andò ad Hollywood, ed  al suo ritorno…scomparve. All’insaputa di tutti Chino Bert, ovvero Franco Bertolotti, era diventato Don Franco: si era ritirato nel monastero benedettino di Santa Scolastica.
Nel 1997 ricetti la sua ultima cartolina. Scriveva: “L’amicizia è il tesoro più grande – Ciao, tuo Chino”.  

 

                                                                                              

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